I numeri del Food Delivery al tempo del Covid 19
Food Delivery: il punto di vista dei ristoratori
L’emergenza sanitaria in cui ci troviamo ha contribuito a mettere in discussione sia le attività di ristorazione che le abitudini dei loro consumatori.
Nel DPCM dell’11 marzo che ha imposto la chiusura delle attività di ristorazione, si confermava la possibilità di effettuare le consegne di cibo a domicilio.
Dopo un primo momento di incertezza, i ristoratori si sono attrezzati e hanno preso tutte le misure adeguate e necessarie per poter continuare a lavorare nonostante la chiusura al pubblico e andare incontro alla voglia di pranzare, cenare o organizzare aperitivi in “video call” dei clienti abituali e non.
Secondo un’indagine del Centro Studi Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi),
quello del Delivery è un business con ancora grandi possibilità di sviluppo soprattutto tra gli imprenditori della ristorazione tradizionale abituati al classico servizio al tavolo con cucina tipica italiana e regionale.
Di questi, solo il 5,4% effettuava servizi di Food Delivery prima dell’entrata in vigore del decreto, il 10,4% ha subito preso provvedimenti per svilupparlo e il restante 85% ha invece affermato di non essere interessato a questa tipologia di business.
In una situazione senza dubbio non semplice da affrontare, il 40% dei ristoratori conferma di aver assistito ad una crescente richiesta di consegne di cibo a domicilio. Tra quelli che invece hanno chiuso l’attività, il 35,5% afferma di non avere i mezzi per poter offrire un servizio di delivery e il restante 64,5% crede che non sia una situazione sostenibile dal punto di vista economico.
Food Delivery: il punto di vista dei clienti
La situazione di forti limitazioni dovuta al Covid-19, ha cambiato l’approccio al Food Delivery di tutte le categorie di clienti: quelli abituali, quelli saltuari e quelli che non l’avevano mai utilizzato.
Sempre secondo il Centro Studi Fipe ad esempio, tra chi non aveva mai usato i servizi di Food Delivery poco meno del 10% ha iniziato a farlo proprio in questo periodo e tra gli intervistati circa il 69% ha approfittato de tempo trascorso in casa per dedicare più tempo a cucinare.
Le motivazioni di questa scelta sono varie: 1 consumatore su 4 ad esempio lo ha fatto per il timore di un eventuale contagio e il 14% per cercare di contenere le spese e risparmiare.
Tra chi nel periodo pre Corona Virus utilizzava i servizi di Food Delivery in modo saltuario invece, da quando è iniziato il lock down, il 24% ha confermato di aver effettuato almeno 1 o 2 ordini.
Food Delivery: i piatti più richiesti
Quali sono i piatti preferiti e più ordinati in questo particolare periodo da chi utilizza i servizi di Food Delivery?
Il 22% degli intervistati dal Centro Studi Fipe, sceglie i fast food con gli hamburger e le classiche patatine, il 26% ordina piatti tipici della nostra cucina italiana e il restante 68% sceglie la pizza.
Il Food Delivery è un business in crescita sia da parte dei ristoratori che si impegnano a preparare i piatti dei loro menù seguendo tutte le misure precauzionali imposte, che da parte dei consumatori che anche grazie o a causa di questo periodo di limitazioni si sono affidati ai Riders per soddisfare la voglia di “evadere” dalle mura di casa con i piatti dei loro locali preferiti!